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The Master











Subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, un reduce cerca di adattarsi alla vita di tutti i giorni, ma la mancanza di uno scopo lo porta a una vita sbandata e priva di legami, finché non incontra un misterioso maestro, portatore di un metodo rivoluzionario per il progresso dell'uomo, che cercherà di salvarlo.

Come suggerisce il titolo, il tema del film è il rapporto tra due figure: una figura dotata di autorità e un discente, sia allievo in senso stretto che paziente in senso clinico. Il primo ruolo viene assegnato a Philip Seymour Hoffman, che ha fatto dell'ambiguità una cifra stilistica molto riconoscibile del suo essere attore. Nel ruolo dell'uomo della strada troviamo invece Joaquin Phoenix, che in questa pellicola è di una bravura straordinaria. C'è qualcosa di ipnotico nei lineamenti spigolosi di Phoenix, un dolore, un livello di sofferenza che buca lo schermo e attua il processo di identificazione, arrivando al cuore senza mediazioni.

Si potrebbe pensare che il maestro sia a capo di una setta, e questo si può intuire da una serie di indizi ricavabili dal suo essere figura carismatica. In realtà questa potrebbe essere una falsa pista che Anderson ha deciso di seguire deliberatamente. Si può sospettare che dietro al film ci sia in realtà una critica amara sul ruolo salvifico delle scienze psicologiche (gli intruglio del protagonista potrebbero essere una rappresentazione degli psicofarmaci). La risposta di Anderson sembra essere semplice: tutto inizia e si risolve nella sessualità; nel mezzo non c'è nulla.

La messa in scena di Anderson è come al solito sontuosa, specialmente nella parte iniziale, ma nella parte terapeutica si appiattisce in maniera improvvisa e controproducente. Questo rende la sua critica meno tagliente di quanto sarebbe stato necessario e la propulsione iniziale, davvero molto forte, si spegne fin quasi ad arrivare a un punto di arresto.

Restano due grandi interpretazioni e una cura straordinaria per le immagini, ma non sono sufficienti per gridare al capolavoro.

La frase:
"Rispondi senza sbattere gli occhi".

a cura di Mauro Corso

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