Taiyang Yu (Rain dogs)
Malesia. Tung è un giovane ragazzo ancora ingenuo e innocente, vive con la madre in un villaggio e mentre aspetta l'esito della domanda per l'università decide di andare a trovare il fratello a Kuala Lumpur. Tung ammira il fratello che sembra un uomo di mondo, più smaliziato di lui e con un lavoro che può permettergli di comprare una casa per la loro madre.
Il film, diretto dal regista malese Ho Yuhang, è una visione poetica, quasi musicale della vita in Malesia, della crescita e dei legami familiari. Sembra quasi che si divida in due parti, dato che i titoli di testa sono posti a metà del film, quasi a dividere in capitoli, per argomenti, tutto il film e le emozioni del protagonista. Nella prima parte il giovane Tung appare così innocente tanto da sembrare un pesce fuor d'acqua nella grande città, un bersaglio per rapinatori e truffatori, tanto da chiedere aiuto al fratello, che vive da tempo nella città ed è un duro che sa come si vive la vita. Una differenza enorme tra i due fratelli, dove il maggiore e punto di riferimento e ancora di salvezza anche se ha lasciato la famiglia e non parla più con sua madre. Ma nemmeno lui può dargli la sicurezza giusta per potersi difendere dalla vita.
L'inizio della seconda fase, che coincide anche con la crescita interiore del film, inizia con la morte del fratello ad opera di alcuni balordi. A Tung viene data la possibilità di vendicarsi ma il suo animo gentile non gli permette di farlo, e agli occhi degli altri sembra solo un codardo. In questa seconda parte, attraverso gli occhi di Tung e la sua crescita interiore il regista analizza le relazioni familiari, il bisogno di appoggiarsi ai propri cari che poi è quello che definisce i nostri destini. Tumg ama la madre, ma non sopporta l'uomo che sta con lei, di suo padre non sa niente, ma non sembra importargli.
L'amore per sua madre, il loro legame traspare quando sono insieme, lui si preoccupa per lei e lei le racconta episodi intimi di quando era giovane e innamorata.
Quando litiga con sua madre va dalle zia, dove può confrontarsi con un altro tipo di famiglia: quello dove un padre crea le regole, e non ti asseconda in tutto e per tutto come può fare una mamma. Lo zio è colui che gli ha dato il nome, forse è il suo unico punto di riferimento dopo la morte del fratello, forse lui può insegnargli a essere un uomo. Ma dagli zii Tung conosce una ragazza, legatissima alla sorella, sono quasi una cosa sola, e se una è nei guai, l'altra ne soffre alo stesso modo. È grazie a loro che Tung riesce a superare la propria ingenuità, trovando il modo di prendere il sopravvento sulle sue paure.
Ma alla fine, Tung sembra capire che crescere significa ben altro: prendersi le proprie responsabilità, non certo fare a botte o sparare a qualcuno.
Il film è semplice, e anche gli intenti del regista sono ben evidenti. Non ci sono fronzoli ne artifizi, le emozioni sono raccontate dai fatti, idilliache, armoniche, pure così come l'animo di Tung e l'amore per la famiglia. Può sembrare lento a tratti, ma solo come una ode o una poesia.

La frase: "Mamma perché piangi?"

Monica Cabras

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