Five Day Shelter
"Five Day Shelter" presentato in concorso alla quinta edizione del Festival Internazionale di Cinema di Roma è il film d’esordio alla regia dell’irlandese Ger Leonard. Girato in 35 mm è un film corale sulla sofferenza, sulla solitudine e sulla violenza che caratterizza la vita dell’uomo. Attraverso cinque giorni il regista descrive e sintetizza la vita di alcune persone, che si incrociano, si sfiorano e si perdono, finendo per influenzare inconsapevolmente le loro esistenze sia in senso positivo che drammatico. Il ritmo è lento e si snoda attraverso piani che oscillano fra realtà e simbolismo, il tutto con una forte dose di manierismo. I dialoghi sono ristretti all’osso e a volte inutili, sono le vite di persone che sembrano navigare verso il nulla, verso la desolazione assoluta fino ad un incontro, sia pure inaspettato. "Five Day Shelter" trae il titolo dall’avviso in un canile "Cinque giorni per essere soppressi" ed è una carrellata sulle miserie umane, attraverso uno sguardo cupo e disperato, a sprazzi visionario. I personaggi sembrano tagliati con l’accetta, tutti mal caratterizzati, ma hanno qualcosa in comune: un animale domestico con cui condividere la loro solitudine e disperazione. Ogni cane o gatto sembra diventare un’estensione del padrone, del suo carattere e comportamento ed entrambi, padrone e cane, sono traghettati verso la morte del proprio io, incapaci di ribellarsi al proprio destino, continuando a perpetrare la menzogna di una vita insoddisfacente e dolorosa. Nel tentativo di evidenziare questo aspetto il regista crea diversi piani laterali, affastella storie e situazioni complicando la pellicola e perdendone il controllo, come se andasse alla deriva fino a pochi minuti dalla fine quando con uno sforzo cerca di issare "le reti sulla barca". L’opera risulta quindi piatta, monotona e non riesce a coinvolgere emotivamente o intellettualmente lo spettatore che si interroga sui personaggi che gli vengono presentati, nel tentativo di capirne il ruolo e l’essenza. Tutti i personaggi sono ambigui e rasentano il nichilismo, pochi di loro sembrano però riuscire a riscuotersi da questo annientamento che li aspetta, intervenendo sulla loro vita e compiendo delle scelte.

La frase: "Cosa sogna la gente cieca?".

Federica Di Bartolo

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