Confessioni di una mente pericolosa
L'inventore dei programmi televisivi più puerili della storia era anche una spia della CIA. La biografia 'non autorizzata' di Chuck Hirsch Barris, adattata dalla mente fantasiosa di Charlie Kaufman ("Essere John Malkovich" e di "Human Nature") sulla base di un romanzo acquistato di seconda mano da un amico di vecchia data del produttore del film, Andrew Lazar, incuriosisce e affascina George Clooney che dopo lunghe attese e numerose false partenze riesce a diventarne il regista. Un debutto eccellente per una storia insolita di un personaggio diviso tra le luci di una televisione sempre più mediocre e le ombre di una vita da killer.
Scrittore di canzoni pop e successivamente produttore televisivo, Chuck Barris è l'ideatore tra gli anni '60 e i '70 di alcuni programmi di successo che avranno il solo merito di annientare definitivamente il valore educativo e informativo del piccolo schermo. Una vita incredibile i cui successi non ne placheranno le energie, portando quell'uomo sempre sovraeccitato e mai appagato, ad accettare di diventare agente segreto della CIA, o più precisamente a trasformarsi all'occasione in un assassino prezzolato alle dipendenze degli Stati Uniti d'America.
Dalle scene televisive de "La corrida", "Il gioco delle coppie" e "Appuntamento al buio" Barris viene così scaraventato in giro per il mondo accanto a donne 'fatali' e uomini altrettanto pericolosi, per delle missioni che porta a termine con la stessa frivolezza e vacuità dei Reality Tv che inventa e che conduce.

Costruito per gran parte su primissimi piani e con una fotografia satura di colori, le "Confessioni" di Clooney pur ricordando la 'cinematografia' dell'amico Soderberg, riescono a raccontare in maniera piuttosto personale la tragedia di un uomo che corre all'inferno perdendosi nel proprio delirio di onnipotenza. Un debutto, premiato con l'Orso d'Argento a Berlino, che deve moltissimo anche al suo interprete, Sam Rockwell, straordinario nel ruolo dello psicotico Barris, alle prese con l'insaziabile avidità di soldi e di fama.
Resta però uno strano retrogusto, un inesplicabile senso di incompiutezza.
Il racconto di questo personaggio logorroico e totalmente privo di morale non subisce infatti alcun tipo di giudizio. E così né buono né cattivo, senza condanna e senza premio, Barris finisce per lasciare inaspettatamente indifferenti.

Valeria Chiari

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